V - AGONIA DI MADRE

Muore. Sfugge alla morta pupilla
già il bimbo che geme al suo piede:
ode un suono lontano di squilla:
son due . . . gli occhi, grave, apre: vede.

Uno piange, ma l'altro sorride
d'un bianco sorriso di cieco.
Ella guarda, ella pensa: lo vide
così: quando? e ha come l'eco

d'un gran pianto nel cuore, la traccia
di lagrime morte negli occhi.
Ah! ricordano un peso le braccia,
ricordano un peso i ginocchi,

grave. Due sono i bimbi: uno piange;
ma dorme il più piccolo ancora:
ella versa dal cuor che si frange,
le lagrime d'ora e d'allora.

- Dormi, o angelo - o angelo, déstati,
destati - mormora il cuore.
Tra la culla e una bara s'arresta
la mano sua, rigida. Muore.

Il suo primo, il suo morto è sparito
con lei che nell'ombra lo reca:
piange l'altro; ella n'ode il vagito
col bianco stupore di cieca.